L’abitato di Santomenna, adagiato a 540 metri sul livello del mare, ai limiti della provincia di Salerno, è posto in una posizione paesaggistica montana di notevole fascino. Definito come il paese più povero d'Italia, si distingueva in antico per la sua condizione di feudo ecclesiastico degli arcivescovi Conzani.
Le origini si fanno risalire all’860 d.C. come feudo ecclesiastico. Santomenna vide sorgere ben presto tra le sue casupole l’imponente palazzo vescovile, man mano migliorato ed ampliato nei secoli successivi.
Attorno ad esso trovarono sicuro rifugio gli scampati alle incursioni barbariche.
Dal VI secolo, in epoca Longobarda, il territorio dell’Alta Valle del Sele, in cui sorge Santomenna, rimase annesso al ducato di Benevento, fin quando nella metà del IX secolo fu smembrato in tre principati: Benevento, Salerno e Capua.
Nacque così il Principato Citra, comprendente il territorio di Salerno e tutti i paesi adagiati sulla destra e sulla sinistra dell’Alto Sele vi furono ascritti per circa dieci secoli.
Una parziale modifica avvenne al tempo di Napoleone, allorché Gioacchino Murat ridusse le province del regno napoletano a 14 e ciascuna di queste fu divisa in vari distretti comprendenti generalmente più comuni.
Il principato di Citra fu scisso nei distretti di Salerno, Sala Consilina, Vallo della Lucania e Campagna, ognuno comprendente, a sua volta, vari circondari, tra cui quello di Santomenna e Laviano.
Alla unificazione dell´Italia, nel 1861, i comuni della sinistra del Sele come Santomenna furono amministrativamente separati da quelli della destra del Sele.